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"Il teatro è la casa di tutti": intervista a Carlo Ventre.

Venerdì 15 gennaio 2021 abbiamo avuto il piacere di intervistare in diretta il tenore Carlo Ventre.


COME HA SCOPERTO LA SUA VOCE DI TENORE?

Ho scoperto la mia voce cantando in chiesa. Ho avuto il cambio della voce molto presto, infatti a 12 anni sono passato da voce bianca a voce tenorile. Una signora, sentendomi cantare, si è interessata alla mia voce e mi ha spiegato che sono adatto allo studio del canto lirico, ma io non sapevo cosa fosse! A 14 anni ho fatto l'esame di ammissione in una scuola d'opera in Uruguay, diretta dal Maestro Paolo Rigolin. Sono stato ammesso e da lì è iniziato il mio percorso, anche se per un po' ho potuto solo assistere alle lezioni visto che la scuola iniziava dai 18 anni.

C'E' QUALCHE REGISTRAZIONE/VOCE CHE L'HA ISPIRATA PARTICOLARMENTE?

La prima registrazione che mi ha colpito, travolto è stata una Manon Lescaut con Mario Del Monaco. Si trattava di un'edizione ricchissima, c'era tutto, il meglio. Me l'ha fatta ascoltare un ragazzo della scuola più grande di me: sono rimasto strabiliato dalla voce, dalla potenza, dalla parola nel canto fantastica. Devo anche dire che mi sono affezionato alle registrazioni di Giuseppe Di Stefano, un grandissimo della lirica, che mi ha appassionato per il modo di porgere, di fraseggiare.


COME E' CAMBIATA LA SUA VOCE CON IL PASSARE DEL TEMPO?

Paragono la mia voce ad un buon vino rosso, che all'inizio era novello, poi con il tempo si è migliorato, è cresciuto, è maturato. Quindi posso dire che ora posso offrire un ottimo vino a chi lo vuole, ma ci sono voluti anni. La mia non era una di quelle voci che sono subito perfette, ma che durano spesso poco tempo.


CHE CONSIGLI DA' AI GIOVANI CANTANTI?

Studiare tanto, essere umili, ascoltare, non avere fretta, non sbagliare repertorio e volare sempre basso perché solo così si va lontani.


CHE PERSONAGGI SENTE PIU' VICINI A LEI VOCALMENTE E CARATTERIALMENTE?

Tutto il repertorio eroico-romantico come Chénier, Cavaradossi, Otello, Manrico, Des Grieux, Canio, Turiddu; insomma, quel repertorio che necessita di squillo, di potenza, ma anche di un canto dolce, un bel fraseggio e saper dire certe cose con un certo impatto vocale.


PARLANDO DI OTELLO, COME SI E' APPROCIATO A QUESTO PERSONAGGIO, COME SI E' PREPARATO AL DEBUTTO?

Quando me l'hanno proposto ho avuto tanta, tanta paura, perché, al di là delle difficoltà vocali, c'è una grandissima tradizione, ci sono degli enormi pilastri, basti pensare a Mario Del Monaco e Ramòn Vinay che hanno segnato la storia della musica e di questo ruolo. Ho cominciato a studiare Otello tutto i giorni per cinque mesi con il pianista per capire il personaggio, per capire che peso dare, che appoggio, che spirito e il tipo di mentalità. Dopo questi cinque mesi sono stato chiamato per fare un'altra produzione a Francoforte. E' stata una grandissima fortuna perché ho fatto cinque settimane di prove, quindi ho potuto provare Otello in scena con l'orchestra arrivando piano piano al debutto. Un altro vantaggio è stato il fatto che non si trattava di una produzione tradizionale, bensì di una rivisitazione moderna e questo ha tolto una parte del peso legato alla tradizione. Credo che cantare Otello sia stata l'esperienza più bella, il ricordo più vivo della mia vita.


C'E' QUALCHE PRODUZIONE CHE RICORDI PIU' PIACEVOLMENTE?

Sì, quella che ricordo con più affetto, perché è stato il mio debutto, è il Rigoletto alla Scala del 1994, una meravigliosa messa in scena, con quella pioggia nel terzo atto... ho fatto tantissime produzioni, tutte bellissime, ma quella è rimasta nel mio cuore. Mi ricordo tanta pressione, perché la Scala è un teatro che fa tremare, in più ero diretto da Riccardo Muti, uno dei più grandi esponenti della musica d'arte!


QUAL E' IL MOMENTO PIU' IMPORTANTE DI UNA PRODUZIONE?

La prima, sicuramente la prima. Le prove sono anch'esse bellissime e importanti, lì si crea il feeling con i colleghi, con il direttore d'orchestra con il regista e con il teatro. Sono momenti bellissimi, stupendi, è un sogno, ma la prima è quella fondamentale, quella che ti dà la vibrazione, quella che dà una marcia in più. La seconda è importante anch'essa, la terza pure... tutte le recite, insomma, ma la prima è la ciliegina su una torta che hai creato in settimane di prove.


L'ARENA DI VERONA E' UN LUOGO NEL QUALE HA CANTANTO SPESSO... C'E' QUALCHE PRODUZIONE CHE LE E' RIMASTA IMPRESSA?

Sono 15 anni che canto all'Arena di Verona dopo un'unica esperienza nel 2002 al Teatro Filarmonico come Riccardo nel mio debutto in "Un ballo in maschera". In questo lungo periodo si sono susseguiti sette direttori artistici e tutti hanno visto in me la vocalità adatta a cantare in questo tempio della lirica. La recita che più mi è rimasta impressa, nel cuore e nella mente, è una di "Aida" che ho cantato con Daniela Dessì, la sua ultima recita in Arena, perché di lì a poco venne a mancare. Una serata meravigliosa, straordinaria.


CHE COSA NE PENSA DELLO STRAMING?

Lo streaming è molto importante per vedere tutto quello che facciamo in teatro, ma deve essere circoscritto a questa realtà, a questo periodo, perché il lavoro del cantante è fatto per essere svolto in teatro con il pubblico. E' come vedere il circo in tv: può essere bellissimo meraviglioso, ma quell'emozione che crea lo spettacolo dal vivo non la può dare lo streaming. Bisogna tornare in teatro perché è lì che cantano gli artisti, è lì che arrivano le emozioni, che arriva tutto. Quando si potrà tornare in teatro lo streaming andrà eliminato, se non per le prime, perché una cosa è fare lo streaming con il teatro vuoto dove non succede nulla, un'altra è fare lo streaming in un teatro con il pubblico che applaude, dove le emozioni sono maggiori. Il pubblico per noi è fondamentale, senza di esso noi artisti non siamo nulla!


QUALI SONO SECONDO LEI I TEATRI PIU' BELLI?

Sono tanti, per esempio quello di Parma, Roma, Palermo, il Teatro alla Scala se si canta molto bene, poi ancora La Fenice e il Verdi di Trieste. Il pubblico italiano è molto conoscitore, per ciò richiede sempre il massimo e se uno fa molto bene, di conseguenza, la risposta arriva.


PROSSIMI IMPEGNI?

Adesso avrei dovuto essere in Germania per "Pagliacci", ma mi è stato detto che per gennaio, febbraio e forse metà marzo è tutto cancellato, per ciò non farò nessuna recita di quest'opera. Ad aprile dovrei fare "Andrea Chénier" a Budapest, ma è tutto incerto. Speriamo di poter tornare il prima possibile nella nostra casa a fare quello che sappiamo fare meglio e che amiamo di più. Senza il teatro con il pubblico, che è un dare e un ricevere emozioni ed energia che fa molto il nostro spirito, il nostro cuore, la nostra mente stanno soffrendo.




Grazie mille a Carlo Ventre per la grandissima opportunità che ci ha regalato!


Alberto Carrisi, Giovanni Zambon, 25/01/2021


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